La dieta migliore per chi soffre di parkinson – Dr.ssa Cultrera Concetta

La dieta migliore per chi soffre di parkinson

parkinson

La malattia di Parkinson sovente definita come morbo di Parkinson, Parkinson, parkinsonismo idiopatico, parkinsonismo primario, sindrome ipocinetica rigida o paralisi agitante, è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. Le cause della sua comparsa non sono ancora note, tuttavia sembra che vi siano molteplici elementi che concorrono al suo sviluppo, tra cui fattori genetici e ambientali.

I principali sintomi di questa malattia possono manifestarsi a livello motorio con tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (lentezza dei movimenti automatici) e, in una fase più avanzata, instabilità posturale (perdita di equilibrio); a livello non motorio con depressione, insonnia, iposmia (ridotta sensibilità olfattiva: i cibi sembrano senza sapore), ipotensione ortostatica (sbalzo pressorio quando da seduti ci si alza in piedi) e problemi all’udito.
La comparsa dei sintomi non motori contribuisce largamente a compromettere la “qualità della vita” (sia fisica sia sociale) dei pazienti, peggiorandola: i fattori di maggiore impatto sulla qualità della vita sono costituiti da depressione, disturbi del sonno e sensazione di ridotta indipendenza.

Spesso nelle persone con la Malattia di Parkinson si osservano anche modificazioni del peso corporeo . Nelle prime fasi della malattia, infatti, si può osservare un considerevole aumento di peso causato dalla riduzione dell’attività fisica e/o dagli effetti collaterali di alcuni farmaci. Al contrario, nelle fasi più avanzate si possono osservare cali ponderali, anche importanti, dovuti ad una combinazione di diversi fattori, quali, ad esempio, la perdita dell’appetito, il rallentamento gastrico indotto dalla terapia farmacologica, la difficoltà a deglutire o semplicemente l’aumento delle richieste energetiche dovuto ai movimenti involontari (fluttuazioni motorie o discinesie). Ulteriori complicanze associate alla malattia possono essere: la stipsi, dovuta sia alla diminuzione della motilità intestinale sia all’effetto della terapia farmacologica e la disfagia (difficoltà a deglutire).

Studi dimostrano come una corretta alimentazione nella Malattia di Parkinson è parte integrante della terapia ed è indispensabile al fine di migliorare lo stato di nutrizione e il benessere psicofisico dei pazienti. A tal proposito, la composizione dei cibi, e il momento in cui consumarli può variare, a seconda della terapia che si sta assumendo.  È stato osservato ad esempio che un’alimentazione ipoproteica (con poche proteine) a pranzo, cioè una dieta che preveda solo nelle ore serali l’assunzione della quota proteica (derivante da carne, pesce, salumi, uova, legumi, latte e derivati), migliora l’efficacia della terapia farmacologia con levodopa, ovvero il farmaco utilizzato per la terapia della malattia di Parkinson.

Ciò dipende dal fatto che la composizione del pasto può interferire con l’assorbimento del farmaco: la levodopa è un aminoacido neutro che per essere assorbito (cioè per passare dall’intestino al sangue e dal sangue al cervello) richiede specifici canali di trasporto. Gli aminoacidi contenuti nelle proteine del pasto utilizzano gli stessi canali di trasporto della levodopa e pertanto possono porsi in competizione con essa, riducendone l’assorbimento.

Spostando, invece, l’assunzione di proteine animali alla sera, il paziente ha la possibilità di assorbire al meglio la levodopa, soprattutto nelle ore diurne in cui necessita della migliore performance motoria. Naturalmente, durante il pasto serale deve essere garantita la quota proteica giornaliera necessaria per mantenere un corretto stato di nutrizione.

Tenuti presente questi accorgimenti, la dieta non deve però essere restrittiva, ma bilanciata e soprattutto variata nella scelta degli alimenti, e anche nei modi di cottura. 

ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI

  • FRUTTA : Ogni giorno mangiare 2-3 frutti freschi, anche in forma di spuntini. In presenza di stipsi privilegiare kiwi e frutta cotta.
  • VERDURA: Ad ogni pasto, consumare almeno una porzione di verdura possibilmente variandone i colori in modo da assumere varie tipologie di antiossidanti , vitamine e fibra . Preferire la verdura di stagione. In presenza di malnutrizione e disfagia, è consigliabile consumare verdure cotte.
  • PESCE: Due volte a settimana, alternando i pesci più magri (come sogliola, trota, platessa) con quelli più grassi (come salmone o pesce spada) e con dell’ottimo pesce azzurro. Il pesce è infatti una fonte importante di acidi grassi polinsaturi omega-3.
  • CARNE: Preferibilmente tagli magri. In presenza di disfagia privilegiare carne trita (ad esempio in polpetta o hamburger).
  • LATTE E YOGURT PARZIALMENTE SCREMATI: Una porzione al giorno.
  • FORMAGGI: Un paio di volte a settimana, ad esempio formaggio fresco come caciottina fresca, mozzarella, certosino o formaggio stagionato come il Grana Padano DOP.
  • LEGUMI: (piselli, fagioli, ceci, lenticchie) in alternativa ai secondi piatti.
  • UOVA: 2 a settimana.
  • CEREALI INTEGRALI: (pasta, pane, fette biscottate, ecc) da alternare ove possibile a quelli raffinati, utili anche per contrastare la stitichezza. Semolino, crema di riso o patate lesse possono essere validi sostituti di pasta e riso in caso di disfagia.
  • ACQUA: Bere almeno un litro e mezzo al giorno di acqua e tisane non zuccherate o bevande gelificate se presente disfagia (6-8 bicchieri al giorno).

ALIMENTI DA CONSUMARE CON MODERAZIONE

Grassi saturi (burro- strutto- lardo) – Selvaggina – Frattaglie – Insaccati – Alimenti conservati – Alimenti inscatolati – Latte e derivati – Fritti – Caffè – Sughi pesanti – Dessert al cucchiaio – Bevande zuccherate e Alcolici.

Vorrei, tuttavia, sottolineare che in alcuni casi, i semplici consigli dietetici non sono sufficienti e non esiste un’unica dieta ideale per tutti i malati di Parkinson, ma è opportuno ricorrere a diete personalizzate, diete programmate per ogni singolo paziente, che tengano conto delle sue abitudini alimentari e dei suoi gusti.


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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.

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