L’ipertensione arteriosa è una patologia caratterizzata da un aumento della pressione sanguigna con valori oltre la norma. Si è in presenza di pressione sanguigna elevata quando la pressione massima o sistolica misurata dal medico ha valori superiori o uguali ai 140 mmHg (135 se auto-misurata al domicilio) e la pressione minima o diastolica superiori o uguali ai 90 mmHg (85 se auto-misurata al domicilio).
Nei bambini, nelle donne gravide, nei diabetici e in patologie specifiche i valori di riferimento sono più bassi.L’aumento dei valori pressori non sempre si accompagna alla comparsa di sintomi per lo più aspecifici quali mal di testa( specie al mattino), stordimento e vertigini, ronzii nelle orecchie, alterazioni della vista (presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), perdite di sangue dal naso (epistassi) poiché, soprattutto se avviene in modo graduale, l’organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po’ più alti e non manda segnali. Dei 15 milioni di italiani ipertesi, infatti, solo la metà sa di esserlo e oltre il 60 % non raggiunge con le cure i valori pressori ottimali, anche perché spesso le terapie non sono seguite in modo costante.
E’ possibile affermare che l’ipertensione è uno dei fattori di rischio dell’insorgenza della malattia cardiovascolare aterosclerotica (per esempio: l’ictus, l’infarto del miocardio, lo scompenso cardiaco e le malattie arteriose periferiche) e di insufficienza renale.
In una percentuale molto bassa (5%) l’ipertensione rappresenta la conseguenza di malattie, congenite o acquisite, che interessano i reni, i surreni, i vasi e il cuore, e per questo viene definita ipertensione secondaria, nella restante percentuale (95%) si tratta di ipertensione primaria la cui eziopatogenesi, ovvero l’analisi delle cause e dello sviluppo di una patologia o di una condizione anomala, è multifattoriale. Diverse condizioni, infatti, predispongono all’insorgenza di ipertensione arteriosa tra cui: familiarità, età, alcune patologie come il diabete e stili di vita non corretti.
Spesso i farmaci da soli non bastano ed è fondamentale intervenire anche sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari, per riportare alla normalità i valori della pressione, almeno nelle forme lievi. Chi soffre di pressione alta dovrebbe fare attività fisica, smettere di fumare e perdere peso, se ha chili di troppo (per ogni chilogrammo di peso in meno la pressione arteriosa si riduce di un millimetro di mercurio), visto che sia l’abitudine al fumo, sia il sovrappeso, favoriscono l’aumento.
Gli interventi nutrizionali sono ormai riconosciuti come strategie altrettanto importanti per la prevenzione primaria dell’ipertensione e come alleati della terapia farmacologica per diminuire il rischio cardiovascolare. E’ stato dimostrato da studi in materia che la nostra dieta mediterranea (ricca di olio d’oliva, frutta, verdura, legumi, cereali, pesce e carne magra, ma povera di latticini, carne rossa, alcolici, salumi e dolci) possa aiutare a ridurre il rischio cardiovascolare, anche in chi soffre di altre patologie, come diabete mellito, obesità o nei casi di familiarità per malattie cardiovascolari precoci.
Dunque come bisogna comportarsi a tavola in caso di ipertensione?
Il primo passo è ridurre il sale nei piatti, perché un suo consumo eccessivo e quindi un elevato apporto di sodio, può favorire l’ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomanda di non introdurre più di 2 grammi di sodio con la dieta giornaliera, ossia circa 5 grammi di sale da cucina, contenuti in un cucchiaino da tè raso. La sola dieta povera di sodio sarebbe in grado non solo di curare un terzo degli ipertesi ma di ridurre anche il numero dei farmaci, necessari nei casi più gravi. In alternativa al sale per rendere i piatti saporiti si possono usare erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio), spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry), ma anche succo di limone e aceto. Quanto al sale dietetico, contiene meno sodio, perché parte del cloruro di sodio è sostituito da cloruro di potassio, ma non bisogna eccedere.
E’ importante introdurre più frutta e verdura, che contengono antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi ( responsabili di danni ai vasi sanguigni) e potassio capace di abbassare i valori pressori.
Altra misura importante è diminuire i grassi, il cui apporto elevato, soprattutto di grassi saturi presenti negli alimenti di origine animale e nei latticini grassi, può aumentare i livelli di colesterolo nel sangue, che a sua volta aumenta il rischio di infarto, ictus e arteriopatie periferiche.
Tra i cibi consigliati per combattere l’ipertensione ci sono anche : il cioccolato amaro (10 g al giorno, un quadratino circa), il riso, pasta e pane integrali (da preferire ai corrispettivi raffinati), il mirtillo, l’aglio, il peperoncino, il pomodoro, ricco di potassio, e la barbabietola rossa, ricca di nitrati inorganici.
Tra i cibi sconsigliati, rientrano invece: le fritture, le bevande zuccherine, la liquirizia, il cui abuso può provocare ritenzione idrica e conseguente aumento della pressione, il caffè, ricco di sostanze vasocostrittrici, le salse pronte, come ketchup, maionese e salsa di soia, ricchi di sale, le carni lavorate e i cibi in scatola pronti, spesso addizionati con sale, o conservati sotto sale.
Leggi tutti gli articoli
Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.