E’ risaputo che il consumo eccessivo di zuccheri semplici possa comportare dei danni per la salute. A tal proposito si è espressa anche l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, che suggerisce di non superare i 6 cucchiaini al giorno e proprio questa nuova consapevolezza ha fatto sì che crescesse l’attenzione a proposito di valide alternative utilizzate per dolcificare cibi e dolci. Consideriamo ad esempio lo zucchero di canna.
Con il termine di zucchero di canna si indica il saccarosio ottenuto dalla lavorazione della canna di zucchero (Saccharum officinarum), da distinguere dal comune zucchero bianco che è invece frutto della lavorazione della barbabietola da zucchero (Beta vulgaris). Lo zucchero di canna si ottiene per sfibramento del fusto della pianta, effettuato con appositi macchinari, processo che produce inizialmente uno sciroppo, caratterizzato da un colore scuro: questa colorazione è dovuta al fatto che in esso non è presente solo il saccarosio, ma anche altre sostanze quali sali minerali (ferro, magnesio e calcio), vitamine del gruppo B e PP e acidi organici che danno appunto la classica colorazione scura. Tali sostanze e il liquido che le raccoglie si chiamano comunemente “melassa”, e con l’obiettivo di eliminarla isolando il saccarosio, lo sciroppo di zucchero di canna viene centrifugato.
È importante distinguere due tipi diversi di zucchero di canna:
- integrale che non subisce il processo di raffinazione e rappresenta la maggiore differenza rispetto allo zucchero bianco.
- grezzo che, pur essendo di colore bruno per via della concentrazione di melassa, subisce il processo analogo allo zucchero tradizionale e, di conseguenza, non si differenzia in maniera particolarmente significativa.
Al contrario di quelli che molti credono dal punto di vista nutrizionale non esistono differenze significative tra lo zucchero bianco e quello di canna (anche se integrale). In entrambi i casi, infatti, si tratta comunque e pur sempre di saccarosio, quindi di uno zucchero semplice che apporta calorie vuote, cioè prive di qualsiasi sostanza utile all’organismo.
Se assunto in quantità eccessive lo zucchero di canna può essere dannoso per la salute, al pari di quello bianco, poiché come quest’ultimo necessita di elevate quantità di insulina per ridurre i valori di glicemia che si alzano nel sangue dopo la sua assunzione. Per questo motivo, sebbene non si possa dire in assoluto che lo zucchero di canna fa male, è sconsigliato, come quello bianco, soprattutto in caso di iperglicemia e diabete. Mentre lo zucchero bianco si trova in commercio in forme differenti (semolato, cristallizzato, in granella, a velo e liquido), lo zucchero di canna è commercializzato in quanto tale (integrale o raffinato). Tra i due risulta essere preferibile quello di canna integrale.
Ecco alcuni consigli utili per riconoscere lo zucchero di canna integrale:
- Innanzitutto i granelli sono abbastanza grossi, molto scuri e di forme visivamente disomogenee.
- Al tatto risulta umido e appiccicoso, oltre a sciogliersi molto più lentamente negli alimenti o nelle bevande a cui viene aggiunto.
- Anche il sapore è abbastanza caratteristico; infatti non è propriamente quello dello zucchero bianco, ma molto più intenso e meno dolce, ricorda vagamente la liquirizia.
- Per essere vero zucchero di canna integrale, l’etichetta della confezione che acquistiamo deve riportare solo la dicitura “zucchero di canna integrale”.
- Attenzione se è presente la sigla E150, che sta ad indicare che allo zucchero è stato aggiunto un colorante (color caramello), per cui potrebbe anche trattarsi di zucchero bianco colorato.
- Le confezioni devono essere integre e prive di grumi e di colore bruno uniforme (per tale motivo meglio optare per confezioni trasparenti).
- Evitare confezioni rovinate, zucchero umido o grumoso, con zone più scure di altre.
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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.