Sono tante le persone che soffrono delle cosiddette malattie infiammatorie croniche intestinali. Malattie fastidiose, tra cui si annovera, tra le altre, il morbo di Crohn. Le cause di queste infiammazioni croniche dell’intestino sono tutt’ora sconosciute. La teoria più diffusa è che si tratti di una reazione immunologica eccessiva da parte dell’organismo, verso antigeni normalmente presenti.
I sintomi più comuni del morbo di Crohn :diarrea con o senza sanguinamento; dolori addominali anche forti; in alcuni casi, febbre e dimagrimento causati da diminuzione di appetito o malassorbimento.
Allo stato attuale, la terapia prescritta per il morbo di Crohn riguarda l’utilizzo di farmaci cortisonici in dosi elevate che cercano di inibire l’infiammazione a vari livelli; qualcosa però può essere fatta anche attraverso l’alimentazione.
I cibi che ingeriamo influiscono, quali più, quali meno, sul livello di infiammazione del nostro intestino. Fare attenzione a ciò che mangiamo potrà alleviare i sintomi ed evitare l’aggravarsi della patologia. La prima cosa da fare è capire se si è soggetti a eventuali allergie o intolleranze alimentari. Il morbo di Crohn si accompagna anche a celiachia e intolleranza da lattosio. Le intolleranze alimentari, infatti, hanno un’importanza cruciale per chi soffre di questa patologia: possono innescare una sovra-stimolazione del sistema immunitario che può peggiorare la predisposizione alle malattie autoimmuni, aumentando il livello di infiammazione dell’intestino.
Se si conosce a quali alimenti si è intolleranti, ad esempio, si può effettuare una dieta per il recupero della tolleranza e la riduzione dell’infiammazione da cibo, prevedendo giorni in cui astenersi da quegli alimenti che ci causano fastidi e giorni durante i quali reintrodurli in piccole quantità.
Oltre a ciò è assolutamente necessario evitare gli alimenti che possono aumentare il disturbo, ad esempio quelli che favoriscono la produzione di prostaglandine di tipo infiammatorio.
Cibi da evitare per chi ha il morbo di Crohn:
- caffè,
- cioccolato,
- bevande analcoliche e gassate,
- fritture,
- grassi idrogenati,
- insaccati,
- carni grasse,
- carne di maiale,
- zucchero raffinato,
- semi di lino.
Un discorso particolare si deve fare per i latticini e per il grano, tra gli alimenti più comuni nelle liste delle intolleranze alimentari. Da evitare se si è intolleranti, da limitare se non lo si è: aumentano infatti l’irritazione dell’intestino.
Le fibre proteggono il nostro intestino, ma il loro beneficio dipende anche dallo stato di partenza dell’infiammazione. Riducendola si potrà gradualmente, sotto la guida di un esperto, introdurre una maggior quantità di fibre senza alcun problema. Nel frattempo, si consiglia di eliminare, soprattutto durante la fase acuta della malattia, le fibre (frutta e verdura) in quanto legate ad un fattore meccanico che potrebbe mantenere l’infiammazione.
Cibi consentiti:
- Pasta di semola,
- Pesce azzurro
- semolino,
- polenta,
- riso,
- carne magra e poco fibrosa,
- verdure cotte (solo patate, carote, zucchine)
- pomodori sia cotti che crudi privati dei semi e della buccia
- mele
- banane
L’alimentazione però non è l’unico fattore che può influenzare i livelli di infiammazione. È importante modificare alcune abitudini: ad esempio, masticare bene, evitare bevande eccessivamente fredde e cercare di diminuire gli stress emotivi.
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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.