Il diabete, il cui nome più appropriato sarebbe diabete mellito, è la più nota malattia metabolica che può interessare l’essere umano; è una patologia caratterizzata dalla presenza di livelli elevati di glucosio nel sangue (iperglicemia), e può colpire tutti gli individui a prescindere da età, sesso o razza.
Attualmente, la comunità medico-scientifica riconosce l’esistenza di 3 grandi tipologie di diabete mellito, che sono:
- il diabete di tipo 1
- il diabete di tipo 2
- il diabete gestazionale
La tipologia che andrò ad analizzare in questo articolo è il diabete mellito gestazionale. Esso è caratterizzato da un’intolleranza al glucosio di entità variabile, che inizia o viene diagnosticata per la prima volta in gravidanza e, nella maggior parte dei casi, si risolve non molto tempo dopo il parto. Può colpire circa il 10-20% delle donne con età superiore ai 35 anni e ben oltre il 30% delle donne che presenta una condizione di obesità pregravidica; si manifesta con scarsa frequenza nelle donne con età inferiore ai 25 anni. Non ha quindi nulla a che fare con il diabete che è preesistente alla gravidanza e che nel corso dei nove mesi può complicarsi, dando origine a patologie anche complesse.
Una delle cause principali dell’insorgenza del diabete gestazionale è la fisiologica produzione, da parte della placenta, dell’ormone lattogeno placentare che ha il compito di favorire l’assunzione di glucosio da parte del feto a scopo nutritivo, ma interferisce con l’azione dell’insulina materna. Il pancreas risponde producendo una quantità maggiore di insulina al fine di contrastarlo ma, in alcune donne, la secrezione di insulina risulta insufficiente determinando lo stato di iperglicemia.
È importante valutare il valore della glicemia all’ inizio della gravidanza per identificare, e di conseguenza trattare in modo opportuno, una condizione di diabete preesistente alla gravidanza. Tra la 24° e la 28° settimana di gestazione, periodo in cui la produzione di ormone lattogeno placentare è massima, si effettua lo screening per il diabete gestazionale mediante la curva da carico di glucosio. Qualora la gestante abbia già manifestato diabete gestazionale nel corso di una gravidanza precedente, l’esame va anticipato tra la 16a e 18a settimana di gestazione e poi ripetuto tra la 24a e 28a. La presenza di un’elevata glicemia nella madre fa si che al bambino arrivi un maggiore apporto di glucosio, condizione che può provocare una crescita superiore al normale (detta macrosomia fetale), inoltre predispone il bimbo a sviluppare diabete, sovrappeso ed obesità . La mamma invece rischia di partorire con il cesareo, di avere ipertensione gestazionale, preeclampsia (nota anche come gestosi) e diabete mellito di tipo 2 dopo il parto .
In presenza di diabete gestazionale risulta molto importante seguire una dieta specifica ed equilibrata e un programma personalizzato di attività fisica. È’ essenziale valutare il fabbisogno nutrizionale della gestante e formulare un idoneo piano alimentare vario, proporzionato e moderato. Qualora una dieta personalizzata e una costante attività fisica non fossero sufficienti è necessario assumere insulina, condizione che si verifica nel 10-20% delle donne.
RACCOMANDAZIONI DIETETICHE
E’ necessario seguire una dieta appropriata per la gravidanza che rispetti i fabbisogni di calcio, ferro e acido folico. Dieta non significa infatti restrizione, ma regime alimentare corretto, sano ed equilibrato.
Questi principi finalizzati ad un corretto stile di vita valgono per tutti ed in particolar modo per le donne in attesa, al fine di garantire il suo benessere e quello del bambino che nascerà.
- Ridurre il consumo di zuccheri semplici preferendo carboidrati complessi (pane, pasta, riso, fette biscottate, meglio se integrali).
- Ridurre il consumo di grassi in particolare i grassi saturi (condimenti grassi come burro, lardo, margarine, panna, pancetta e strutto) ed incrementare il consumo di fibra.
- Evitare periodi di digiuno prolungato e non saltare mai i pasti . Il digiuno può causare la comparsa di corpi chetonici (sostanze dannose per il bambino).
- Consumare pasti completi (carboidrati + proteine + verdura + frutta) a pranzo e cena. Limitare al consumo occasionale i frutti più zuccherini (uva, banane, fichi, cachi, mandarini, castagne). Lo scopo del pasto così composto è quello di dare un senso di maggiore sazietà evitando di mangiare fuori pasto. Effettuare 2 spuntini , uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio.
- Cucinare i cibi in modo semplice, ai ferri, alla griglia, al vapore, lessati o al forno.
- Variare spesso la qualità dei cibi. Consumando sempre gli stessi alimenti, infatti, si rischia di escludere qualche nutriente di fondamentale importanza e soprattutto di non farlo assumere al proprio bambino.
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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.