La mononucleosi è una malattia infettiva appartenente alla stessa famiglia di quello della varicella. Ad essere infettati sono i linfociti B, cellule del sistema immunitario, principalmente mediante saliva, ecco perché questa malattia è nota nell’immaginario collettivo anche come malattia del bacio. La fascia di età maggiormente colpita è quella fra i 15 ed i 25 anni ma non di rado, anche gli adulti ne sono interessati.
Nel caso dei bambini, specie quelli di età prescolare, una causa particolarmente diffusa sta nello scambio di giochi nel momento in cui sono portati alla bocca. Il più delle volte, i sintomi della mononucleosi sono scambiati per una comunissima influenza.
Tra i sintomi più diffusi vi sono: forte nausea, mal di testa con giramenti, debolezza, mal di gola, febbre e vomito. Nei casi più complessi, non si esclude la diarrea. In questo stato di malessere generale, la mononucleosi viene riconosciuta dai medici anche per via dell’ingrossamento della milza e dei linfonodi del collo.
Non c’è una connessione vera e propria tra l’alimentazione e la guarigione da questa malattia che debilita l’organismo. Tuttavia una dieta sana ed equilibrata, insieme ad un’alimentazione basata su cibi nutrienti e genuini lo ristabiliscono, riducendo le tempistiche di recupero.
Nei casi di vomito, nausea e febbre, è opportuno che:
- i pasti siano frequenti: sono consigliati pasti piccoli e leggeri che non ostacolino la digestione.
- che si beva molto: bere tanta acqua aiuta a mantenere una buona idratazione. L’acqua idrata l’organismo riabilitandolo e facilita lo smaltimento delle tossine in eccesso.
- che i cibi ingeriti siano digeribili: ricchi di potassio e di acidi grassi come gli Omega 3. Tutti i cibi contenenti Omega 3 fanno bene alla salute, specie nei casi di mononucleosi perché fungono da molecole antiinfiammatorie. Oltre al pesce azzurro, una variante valida sono i semi di lino, in quanto oleosi, o le alghe. Occorre evitare cibi fritti, insaccati, formaggi e tutti quei cibi contenenti grassi saturi. Privilegiare carni bianche, come pollame e pesce azzurro e frutta e verdura. Un ruolo determinante nel processo di guarigione lo giocano, infatti, gli ortaggi che, per essere altamente digeribili, non devono avere la buccia. Anche le fibre, sotto questo aspetto, sono essenziali, a patto che non si esageri.
- Assumere nutrienti essenziali che hanno la funzione di supportare il sistema immunitario.
- Da preferire le cottura al vapore: mantengono al meglio le proprietà organolettiche e nutrizionali dei cibi, oltre che i sapori degli alimenti. Altre valide opportunità sono la lessatura e la cottura a bagnomaria. Cotture troppo lunghe o cotture al sangue, come nel caso dei filetti, vanno tassativamente evitate.
- consumare alimenti che contengono antiossidanti . In particolar modo, zinco, selenio, vitamina A, C ed E non devono mai mancare nei pasti consumati a tavola, perché proteggono il sistema immunitario da una condizione di stress di natura ossidativa. Anche le vitamine C e D sono utili a contrastare le infezioni o i più comuni sintomi del raffreddore.
Molto consigliati sono anche i condimenti e le erbe. Un cucchiaino massimo due di olio extra vergine di oliva contribuisce a rendere i secondi piatti più digeribili. Le erbe invece sono utili a riabilitare l’organismo a fronte dell’infezione.
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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.