La liquirizia è una pianta che cresce spontaneamente nel bacino del Mediterraneo dalle cui radici si ricava un estratto dal sapore molto gradevole e dalle svariate proprietà benefiche; è una buona fonte di vitamine e sali minerali tra cui fosforo, calcio, ferro, magnesio, potassio, selenio, silicio e zinco.
Viene utilizzata come rimedio per mal di stomaco e disturbi del fegato, ma anche per curare la tosse. I benefici della liquirizia derivano soprattutto alla presenza di flavonoidi e di glicirrizina (o acido glicirrizico). I primi hanno infatti dimostrato di possedere attività antispastica sullo stomaco mentre alla glicirrizina viene attribuita una significativa azione antinfiammatoria, mucoprotettiva e cicatrizzante.
I benefici della liquirizia sul fegato
L’estratto secco ha una azione epatoprotettiva e può indurre, in breve tempo ad una riduzione dei trigliceridi e delle transaminasi nel fegato di persone con insufficienza epatica. Le proprietà antinfiammatorie della liquirizia, inoltre, apportano benefici al fegato nei casi di epatite; la radice contrasta il virus responsabile dell’epatite e fornisce composti antiossidanti necessari per la salute di questo organo di vitale importanza.
La ricerca scientifica ha, infatti, ottenuto risultanti promettenti per quanto riguarda l’effetto protettivo della liquirizia sul fegato, per segnalarne alcuni: secondo alcune ricerche la sua assunzione riduce la tossicità e normalizza la funzionalità del fegato; secondo altri la liquirizia ha potenti proprietà antiossidanti che aiutano a proteggere le cellule del fegato dallo stress ossidativo.
Uno studio cinese ha addirittura rivelato che la liquirizia potrebbe dimostrarsi un ottimo alleato nella cura del tumore al fegato.
Un consumo moderato di liquirizia è considerato sicuro e benefico sotto molti aspetti, tuttavia assumerne grandi quantità per un periodo prolungato, può essere pericoloso per la salute e portare a effetti collaterali come: pressione alta, riduzione dei livelli di potassio, debolezza, stanchezza, mal di testa, ritenzione di sodio e, in casi rari, danni cerebrali.
È, inoltre particolarmente importante fare attenzione al suo consumo in caso di gravidanza o allattamento, pressione alta, malattie cardiache, malattie sensibili agli ormoni (tumori inclusi) ,malattie renali e interventi chirurgici.
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Autore
Sono Concetta (Tina) Cultrera, mi occupo di Nutrizione ed intolleranze. Presso il mio studio eseguo prestazioni di misurazioni antropometriche, valutazione del fabbisogno energetico, indagini alimentari per evidenziare eventuali abitudini alimentari scorrette, educazione e riabilitazione nutrizionale nelle obesità nelle magrezze, nelle patologie metaboliche.